È il rapporto finale della campagna “C’è Puzza di Gas” realizzata da Legambiente con il supporto di Clean Air Task Force. Dei 16 impianti monitorati nella penisola, sono stati individuati 150 punti di perdita tra fughe e sfiati. Di questi, 128 presentavano perdite da viti, giunti, valvole e altri componenti.

In particolare sono stati monitorati il gasdotto Greenstream tra Libia e Italia e la centrale di Melizzano (BN).

Legambiente ha chiesto al Governo Meloni “Per contrastare la lotta alla crisi climatica e centrare gli obiettivi climatici, si acceleri il passo per ridurre le emissioni di metano e dotare l’Italia di norme stringenti che impongano attività di monitoraggio, rilevamento e riparazione delle perdite negli impianti oltre a un cambio di rotta delle politiche energetiche. No all’hub del gas, sì a quello delle rinnovabili”.

La Crisi Climatica in Italia

Nell’ambito della lotta alla crisi climatica, l’Italia deve anche affrontare la questione delle perdite di metano nell’atmosfera dalle centrali elettriche che trattano combustibili fossili. Si tratta di un problema che il Paese deve affrontare immediatamente, anche nel settore energetico e attraverso l’attuazione di leggi severe che impongano il monitoraggio e il controllo degli impianti. I dati finali della campagna “C’è puzza di gas, Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”, condotta da Legambiente e sostenuta dalla Clean Air Task Force, hanno monitorato e documentato la diffusione del metano in diverse centrali elettriche della penisola. In particolare, in Italia sono stati monitorati 16 impianti legati al trasporto del gas nel 2022 e 2023 tra Sicilia, Campania e Basilicata, principalmente gasdotti, stazioni di compressione, impianti di condizionamento e misurazione del gas, pozzi, impianti di trattamento e recupero degli idrocarburi, ecc. e con una termocamera “FLIR GF 320” sono stati individuati circa 150 punti di diffusione diretta. In 26 casi si sono verificati episodi di venting (atti deliberati che rilasciano gas metano direttamente nell’atmosfera).

In questo viaggio lungo la penisola, tra gli “osservati speciali” monitorati da Legambiente ci sono il gasdotto Green Stream in Sicilia, che collega la Libia all’Italia, e la stazione di compressione di Merizzano, in provincia di Benevento, in Campania. La stazione è un’infrastruttura strategica per il Paese, in quanto vi transita la maggior parte del gas importato dal Sud Italia e trasportato a Nord. In entrambe le stazioni sono state registrate perdite di gas metano.

La degassificazione dell’Italia

Il quadro presentato dalla campagna “C’è puzza di gas” è preoccupante e mette in luce una serie di gravi problemi, a partire dallo stato generale delle infrastrutture, tra cui la scarsa manutenzione e la mancanza di dati disponibili al pubblico. Infatti da anni noi sosteniamo che per rendere più sicure e più green le nostre case , dobbiamo degassificare tutto il parco immobiliare italiano. Evitando così rischi sia per l’ambiente che per la nostra sicurezza, restituendo ai cittadini italiane case più autonome e più green, meno energivore e soprattutto che non bruciano fonti fossili in loco.

Quando il metano viene rilasciato direttamente nell’atmosfera, ha un impatto sul cambiamento climatico 86 volte superiore a quello dell’anidride carbonica nei primi 20 anni; nel 2021, si stima che 126 miliardi di metri cubi di gas siano stati rilasciati nell’atmosfera nel solo settore del petrolio e del gas, il che rappresenta una minaccia per il clima e un enorme spreco di risorse. A questa cifra vanno aggiunti i 144 miliardi di metri cubi di gas sprecati nel 2021 nelle attività di combustione (IEA, 2023). Per questo motivo, l’associazione ambientalista ha chiesto oggi al governo Meloni di definire e adottare una rigorosa normativa che disciplini il monitoraggio e la rendicontazione (MRV) e l’individuazione delle perdite di metano e la loro bonifica (LDAR). A tal fine, ad esempio, stabilire obblighi mensili per le attività di rilevamento e bonifica garantirebbe una riduzione delle emissioni del 90%, secondo l’EPA statunitense. È possibile una riduzione dell’80% a trimestre e del 67% a semestre. Allo stesso tempo, Legambiente chiede alle agenzie esecutive di eliminare gradualmente i combustibili fossili.

Parlano gli esperti

“La crisi energetica del 2022, segnata anche dall’aggressione militare russa in Ucraina, ha mostrato in maniera chiara a imprese, cittadini e amministrazioni pubbliche tutti i limiti della dipendenza italiana ed europea dalle fonti fossili. Una situazione – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – che in Italia rischia di peggiorare alla luce non solo delle sostanziose politiche di diversificazione degli approvvigionamenti di gas fossile, ma anche a causa dello sviluppo delle nuove infrastrutture fossili su cui ha intensamente lavorato il Governo Draghi per affrontare il tema della dipendenza dal gas russo e che il nuovo Esecutivo Meloni sta proseguendo proponendo al Paese e al mondo l’Italia come il principale hub del gas dell’Europa. Una scelta totalmente sbagliata perché il nostro Paese deve diventare l’hub delle rinnovabili e non quello del gas, attraverso semplificazioni normative, autorizzazioni più veloci e investimenti ingenti su grandi impianti industriali, comunità energetiche, accumuli e reti”.

“Nella lotta alla crisi climatica e per centrare gli obiettivi climatici, l’Italia – aggiunge Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente – deve anche accelerare il passo nella riduzione delle emissioni di metano e dotarsi di una normativa stringente che imponga un’attività di monitoraggio, di misura e intervento costante degli impianti come abbiamo raccontato in questi mesi con la nostra campagna C’è puzza di gas. Una campagna che ha avuto anche l’ambizione di raccontare un tema decisamente poco noto e discusso informando i cittadini, ma anche parlando al mondo della politica. In questo quadro è anche importante che l’Italia abbia anche un ruolo da protagonista in Europa, spingendo verso la definizione di un regolamento europeo, in discussione in questi mesi, che sia ambizioso e lungimirante con norme stringenti per le importazioni di idrocarburi dall’estero”.

Il gasdotto più preoccupante

Osservatore speciale: nella campagna “C’è puzza di Gas”, l’attenzione è stata rivolta al Greenstream, il gasdotto che collega la Libia all’Italia, gestito da Greenstream BV, joint venture tra ENI e NOC (National Oil Company libica). In particolare, a Gela, il terminale di ricezione del gasdotto, il monitoraggio ha individuato due rilasci volontari continui nell’atmosfera (venting) e altre nove perdite. Inoltre, presso l’impianto di regolazione e metrologia (REMI), sono state identificate 12 emissioni di metano, tra cui due sfiati e 10 perdite da valvole, tubi e contatori.

Inoltre, presso la Centrale di compressione di Melizano, in Campania, sono state identificate più di 30 emissioni, tra cui nove sfiati e 20-25 perdite, ma a causa della quantità di gas e della distanza di combustione, è stato difficile identificare le emissioni specifiche. Questa centrale è particolarmente preoccupante perché, come la derivazione di Melizano, secondo Legambiente, esistono le condizioni per il rilascio spontaneo di gas minerali in atmosfera in modo continuo e prolungato (sfiati di routine), che Legambiente e CATF hanno registrato per tre giorni consecutivi di emissioni identificate dall’indagine. In Basilicata, in uno degli impianti regolamentati e misurati nei pressi di Moliterno sono state individuate in totale 11 fonti di emissione, di cui due rilasci e otto perdite da tubazioni, valvole e connessioni.

I Risultati

I dati per la campagna “C’è Puzza di Gas” sono stati ottenuti dalle attività di monitoraggio condotte dalla Clean Air Task Force in Italia nel 2021 e nel febbraio 2022, nonché dai dati ottenuti dal monitoraggio di circa 45 altri impianti. Questi dati sono stati integrati con quelli ottenuti dal monitoraggio di altri 45 impianti. In soli due anni di attività, 42 dei circa 65 impianti monitorati hanno mostrato emissioni significative, di cui sette monitorati più di una volta, per un totale di circa 253 punti di emissione identificati. Le emissioni sono state causate da: 70 scarichi volontari dovuti al flusso continuo (spesso rilevati a distanza di diversi giorni nello stesso impianto), 151 perdite di componenti (evidentemente usurati e talvolta mal manutenuti), 24 combustioni e 8 combustioni incomplete.

La campagna “C’è puzza di Gas”

E’ stata lanciata nel luglio 2022 e dispiegata otto regioni: attraverso flash mob, conferenze stampa, dibattiti e incontri di leadership, i riflettori sono stati puntati sulle infrastrutture legate all’intera filiera del gas. L’obiettivo è duplice: sensibilizzare gli stakeholder locali e l’opinione pubblica sul tema delle emissioni di metano nell’atmosfera e fare pressione sul mondo politico per l’adozione di normative e standard che consentano all’Italia e all’Europa di raggiungere nel lungo periodo l’azzeramento delle emissioni dirette di metano nell’atmosfera.

Obiettivo Casa Gas Free

Quello che conta, secondo la nostra Associazione, è che la spinta verso il GAS FREE sia diventata inarrestabile: un cambiamento che noi proponiamo da tanti anni e che avevamo auspicato già nel 2011, quando abbiamo progettato e realizzato la prima casa autonoma senza gas con un partner piemontese.
Gli ultimi anni, hanno confermato la nostra visione tante altre realtà in tutta Italia, e questo ci fa piacere ci rende orgogliosi del lavoro fatto. L’eliminazione dei combustibili fossili dal nostro Paese non è più un obbiettivo irraggiungibile, anzi, è alla portata di tutti e la nostra associazione ambientalista è operativa per aiutare tutti gli italiani ad ottenere massimo comfort e minima spesa energetica, garantendo i risultati con un’attenta progettazione (DIAGNOSI ENERGETICA e PROGETTO TERMOIDRAULICO) e controlli in corso d’opera (CHECK DITTE e SOPRALLUOGHI) fino alla CERTIFICAZIONE CASA GAS FREE.
Servizi che eroghiamo in tutta Italia e che aiutano tutti: proprietario di casa, progettisti ed installatori.
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