Dal 1° gennaio 2025 è entrata ufficialmente in vigore la prima fase della direttiva europea, conosciuta come Case Green, destinata a ridurre in maniera progressiva l’uso dei combustibili fossili nel panorama immobiliare, concentrandosi in particolare sul gas e sulle soluzioni per il riscaldamento nelle abitazioni.
Ma cosa comporta concretamente questa novità per i cittadini e per le abitazioni?
Il cambiamento più rilevante riguarda gli edifici di nuova costruzione: dal 2050 non sarà più possibile installare fornelli a gas o caldaie. Le abitazioni già dotate di questi impianti potranno comunque continuare ad utilizzarli fino a quando non si deciderà di sostituirli con soluzioni più sostenibili.
La misura rientra in un piano più ampio, messo a punto dall’Europa per ridurre le emissioni di gas serra del settore edilizio di almeno il 60% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2015, e arrivare a un parco immobiliare completamente decarbonizzato e a zero emissioni entro il 2050. Il settore delle costruzioni, infatti, è ad oggi responsabile di circa il 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di CO2 nell’Unione Europea. Favorire in questo ambito l’adozione di energie rinnovabili, significa quindi migliorare la qualità dell’aria che respiriamo quotidianamente e attenuare l’avanzata del surriscaldamento globale. Con un risparmio in termini di salute e spreco di denaro pubblico. Secondo le stime, solo negli ultimi cinque anni i danni economici legati al clima in Europa ammonterebbero a 170 miliardi di euro.
Fatte le dovute premesse, vediamo insieme quali sono le tappe principali della trasformazione domestica previste dalla direttiva.

Tutte le novità per gli edifici residenziali
Il primo step, già in vigore dal primo gennaio del 2025, stabilisce il divieto di incentivi e sconti sia a livello nazionale, regionale o locale, per l’acquisto di caldaie autonome alimentate a gas naturale, GPL o gasolio. Sarà ancora possibile comprarle, ma non saranno concessi sussidi, prestiti agevolati o detrazioni fiscali (come aliquote ridotte) né per la spesa che per l’installazione e la messa in funzione. Questo vale sia per le nuove installazioni che per quelle inserite in progetti di ristrutturazione.
Tuttavia, alcune forme di incentivazione rimarranno attive. Ad esempio, i sistemi di riscaldamento ibridi, che combinano la caldaia con un generatore di calore a energia rinnovabile, potranno continuare a usufruire delle agevolazioni, ma solo se la quota di energia rinnovabile è significativa. In tal caso, l’incentivo sarà proporzionale alla percentuale di energia rinnovabile impiegata (si attendono maggiori chiarimenti da Ade ed Enea).
Inoltre, qualsiasi incentivo già approvato nell’ambito dei fondi UE, il finanziamento dei costi aggiuntivi correlati alla transizione all’uso di gas rinnovabili in una caldaia, il supporto per la manutenzione, la riparazione o la dismissione di caldaie a combustibili fossili o il sostegno al reddito per il riscaldamento con combustibili fossili possono essere mantenuti. Allo stesso modo, gli incentivi che sono già stati concessi a livello nazionale, regionale e/o locale e comunicati a un singolo beneficiario possono ancora essere erogati.

il divieto per l’acquisto di nuove caldaie a combustibili fossili, affiancato al programma di ristrutturazione del parco immobiliare che ogni Paese dell’Unione Europea dovrà elaborare entro la fine del 2025, punta a garantire che tutti gli edifici di nuova costruzione siano obbligatoriamente a emissioni zero a partire dal 1° gennaio 2030, con un’anticipazione al 2028 per gli edifici pubblici, come stabilito dalla direttiva.
L’obiettivo complessivo è ridurre il consumo medio annuo di energia nel settore residenziale del 16% entro il 2030, raggiungendo una riduzione del 20-22% entro il 2035, per poi arrivare al traguardo finale: la decarbonizzazione totale entro il 2050.
Questa prospettiva a lungo termine rafforzerà inoltre la resilienza dell’Europa alle crisi future e in particolare aumenterà l’indipendenza dell’UE dalle importazioni di combustibili fossili, che superavano il 4% del PIL nel 2022 (anno in cui abbiamo dovuto affrontare le conseguenze dell’invasione della Russia in Ucraina).
Fornelli e caldaie a gas, quali alternative per la tua casa
Alla luce della nuova direttiva, e considerato l’obiettivo primario dell’UE di eliminare il combustibile fossile dalle abitazioni degli italiani, è bene non farsi trovare impreparati. Esistono già valide alternative al riscaldamento e ai fornelli a gas, e con la riforma del mercato elettrico, queste soluzioni sono già un investimento particolarmente vantaggioso.
Per la cottura dei cibi: opta per la piastra elettrica ad induzione, che grazie alla sua capacità di concentrare l’energia termica con oltre il 90% di efficienza verso la pentola, risulta molto rapida nella cottura rispetto al gas (dove la fiamma scalda solo la base della pentola e disperde la metà dell’energia termica in ambiente).

Per il riscaldamento: la migliore alternativa alla caldaia a gas è la pompa di calore. Il funzionamento delle pompe di calore si basa su un concetto semplice ma ingegnoso: prelevano il calore da una fonte, come l’aria, il terreno o l’acqua, e lo trasferiscono dove necessario, per riscaldare o raffreddare un ambiente. Questo si traduce in un consumo energetico minore per la stessa quantità di calore prodotto, contribuendo a ridurre significativamente le bollette energetiche a lungo termine.

Scegliere il riscaldamento elettrico non solo abbassa i costi e riduce l’impatto ambientale, ma offre anche vantaggi in termini di sicurezza per tutta la tua famiglia: tali impianti sono infatti generalmente considerati più sicuri, in quanto eliminano i rischi legati alle perdite di gas e alla combustione interna.
Prendi inoltre in considerazione anche altre alternative, come caldaie elettriche, che riscaldano l’acqua tramite resistenze elettriche, le caldaie ioniche, che sfruttano l’elettrolisi per il riscaldamento dell’acqua senza necessità di unità esterne, e le caldaie a biomassa, che utilizzano materiali organici come combustibile.
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